domenica 5 ottobre 2008

Mare Greco

L'ho scritto più volte: della Grecia amo tutto i colori, gli odori, le lucertole tra le antiche rovine e i cespugli di timo lungo le strade. Mi piace camminare per i sentieri delle sue montagne (chi ha detto che è un paese di mare) ma mi perdo nel rumore delle onde sulla risacca, nei mille riflessi dell'acqua sulla riva, nel paesaggio che confonde l'azzurro del mare con quello del cielo...
Ecco quindi una nuova mappa, da condividere con chiunque ami il mare greco e voglia mostrarcelo in tutte le sue sfaccettature...




giovedì 25 settembre 2008

domenica 23 marzo 2008

“O Egeo, Egeo!

“O Egeo, Egeo! Perché sei tu Egeo? ...
Che cosa c'è in un nome? Quella che noi chiamiamo rosa, anche chiamata con un'altra parola avrebbe lo stesso odore soave; così l'Egeo, se non si chiamasse più Egeo, conserverebbe quella preziosa perfezione...”
Mi sono permessa di rubare qualche parola a Shakespeare per introdurre una breve nota al nome del mare per il quale “l'amor mio quanto il mare stesso è profondo ...”
Per quanto le ipotesi sull'origine del suo nome siano diverse credo che la più poetica (e anche la più nota) sia quella che lo vuole riferito ad Egeo, re di Atene e padre di Teseo.
Quando il figlio, dopo aver ucciso il Minotauro, fece rientro in patria, secondo la tradizione dimenticò di issare le vele bianche, come aveva promesso di fare in caso di vittoria.
Egeo, che trepidante stava aspettando il suo rientro scrutando l'orizzonte da Capo Sounion, vedendo le vele nere e convinto della morte di Teseo si gettò dunque in quel mare che da lui prese poi nome.
Che emozione è stata camminare verso quella punta che, con il Tempio dedicato a Poseidone, segnalava agli antichi naviganti ateniesi che ormai erano a casa.
Che emozione affacciarsi su quello sperone di roccia dal quale un padre disperato per la perdita del figlio si sarebbe ucciso.
Che emozione sentire che quei sassi, ancora così vivi, potevano parlare di un passato che da remoto si faceva così prossimo
E sedere su quelle pietre ad ascoltare il rumore del mare misto al canto delle cicale, nel caldo della tarda mattina, all'ombra dell'unico, esile, albero...
Un momento indimenticabile, uno di quei momenti che solo l'Egeo ti può donare...

domenica 24 febbraio 2008

Perché mal d'Egeo

L'ho scritto anche nel mio profilo: amo la Grecia in maniera esagerata! Amo il colore delle sue albe (Omero parlava, a ragione, di Eos dalle dita di rosa) e degli orizzonti affocati nell'ora del tramonto; amo il sole che ti scalda e nel quale quasi ti annulli sciogliendoti; amo i profumi delle erbe odorose, del basilico, del timo, ma anche delle resine dei pini, come quelli dell'Asklepion di Kos; amo il rumore delle onde che si appoggiano agli scogli, ma anche il canto delle cicale che ti accompagna lungo il cammino. Amo le pietre e i sassi segnati dal tempo, quelle delle strade dove molti hanno camminato, quelle dei templi, delle case, delle tombe che ci parlano oggi di quello che è stato ieri. Amo la Grecia, ma non solo. Amo anche la Turchia di Efeso, di Mileto, di Didima e Alicarnasso, di Aphrodisia e Pergamo, culla di filosofi, poeti, artisti...

Insomma, amo l'Egeo e tutto quello che vi si affaccia.

E ne amo la gente, che ho trovato squisita ed ospitale sull'una e l'altra sponda.

Ecco perché mal d'Egeo, perché è una malattia che ho preso per contagio, perché è una febbre che non passa e che posso, purtroppo, curare solo per poche settimane all'anno.



Ἦμος δ' ἠριγένεια φάνη ῥοδοδάκτυλος Ἠώς...